tempo pasquale - parrocchia stagno lombardo

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TEMPO PASQUALE
DA PASQUA A PENTECOSTE
LA "CINQUANTINA" PASQUALE
Il tempo pasquale…
 
 
… tempo di trasformazione e di vita nuova

Dopo che  la chiesa ha celebrato con intensità la settimana santa, la cinquantina  pasquale che segue, rischia di essere vissuta  con stanca routine.  Tuttavia dobbiamo sempre di più prendere coscienza che la cinquantina  pasquale è il tempo forte per eccellenza dell’anno liturgico: sette  settimane celebrate come un solo giorno.
Pastoralmente  dobbiamo confessarlo, non rimangono molte idee per celebrare questo  tempo, a volte manca persino la chiarezza negli obiettivi da  raggiungere.
Innanzitutto  dobbiamo partire da un punto centrale per comprendere questo tempo: in  questi cinquanta giorni la Chiesa celebra il passaggio di Cristo alla  sua nuova vita. Gesù Cristo nel suo mistero pasquale è passato a una  nuova forma di esistenza. E’ stato costituito Signore e primogenito di  tutta la creazione, è entrato definitivamente nella sfera dello Spirito e  vive per il Padre. Questa sua trasformazione ci tocca tutti, perché  tutta l’umanità è chiamata a condividere la sua nuova vita. Se non  entriamo in questa ottica nuova, non comprenderemo il senso della  cinquantina pasquale.
I  cristiani prolungano nella storia la Pasqua di Cristo, si può dire che  la Pasqua non è terminata: si è compiuta in Cristo, ma deve ancora  compiersi in noi. Il passaggio al Padre, e la nuova esistenza,  continuano in noi.
La cinquantina pasquale ci mostra la vita nuova alla quale siamo chiamati a partecipare con Cristo.
La  chiave teologica di comprensione della vita cristiana, in tutti i suoi  aspetti è comprendere che Cristo, per mezzo del suo Spirito, ora è  presente in noi. Realmente! Purtroppo quando parliamo di presenza reale  di Cristo, spesso la riconduciamo a quella eucaristica. Ma la presenza  reale di Cristo risorto è universale e non può essere ridotta solo ai  sacramenti, anche se i sacramenti la contengono e la comunicano in modo  speciale.
Ecco  perché la cinquantina pasquale deve porre al centro della sua  riflessione la presenza del risorto nella vita della Chiesa e nella vita  dei credenti. Forse ancora non abbiamo capito fino in fondo la portata  della risurrezione nella nostra esistenza umana. Abbiamo relegato la  risurrezione ad evento che interessa solo Cristo e non tocca la sfera  della nostra vita. Non è così.
Con la  sua risurrezione, Cristo è venuto ad incidere profondamente nella nostra  esistenza, l’ha trasformata, perché ha trasformato la morte.  Probabilmente la nostra fede non è ancora arrivata a questo grado di  consapevolezza. Anche dopo duemila anni, la nostra fede non riesce ad  assumere l’unità tra il vivere e il credere, tra l’umano e il divino.
La fede  cristiana in questi cinquanta giorni deve poter dimostrare ai fedeli che  vivono il mistero pasquale nelle celebrazioni, che nella risurrezione  di Gesù è stata raggiunta una nuova possibilità di essere uomo, una  possibilità che interessa tutti e apre al futuro, un nuovo genere di  futuro per gli uomini.
La  risurrezione di Cristo è un avvenimento universale nella storia degli  uomini. Solo così intesa, come inaugurazione di una nuova dimensione  dell’esistenza umana, solo allora siamo sulla strada di una giusta  interpretazione della testimonianza della risurrezione presente nel  Nuovo Testamento. Allora la cinquantina pasquale assume il carattere del  tempo mistagogico per eccellenza nella Chiesa.
Attraverso  i riti, le preghiere, il cristiano è guidato, quasi introdotto per  mano, ad entrare nel mistero della risurrezione di Cristo e comprendere  la portata che tale evento di salvezza ha per lui, nella sua vita, nella  sua storia personale. La risurrezione di Cristo ha portato una nuova  creazione nell’esistenza umana, siamo stati ricreati una seconda volta.  Dio ha unificato il finito con l’infinito, ha unificato l’uomo e Dio  superando la morte. La risurrezione è entrata nel mondo soltanto  attraverso alcune apparizioni misteriose di Cristo a prescelti. Gli  incontri con il risorto fanno comprendere ai discepoli che l’uomo Gesù  appartiene ora proprio anche con lo stesso suo corpo totalmente alla  sfera del divino e dell’eterno. Con la risurrezione è avvenuta una  specie di mutazione radicale in cui si dischiude una nuova dimensione  della vita, dell’essere uomini.
Il tempo  di pasqua diviene allora il tempo per rivisitare le apparizioni del  risorto, comprenderne il significato e orientare la propria vita  trasformandola in vita donata, in vita eucaristica. Solo l’eucaristia ci  permette di entrare in comunione con la risurrezione di Cristo e  condividere la sua stessa vita, partecipando alla trasformazione  dell’essere uomo, corpo e spirito.
Solo a  partire da Emmaus possiamo comprendere il senso della risurrezione, il  corpo trasformato di Cristo nella risurrezione, è anche il luogo in cui  gli uomini entrano in comunione con Dio e tra loro e così possono vivere  definitivamente  nella pienezza della vita indistruttibile.
Anticipazione  di questa vita è l’eucaristia, sacramento della risurrezione, cibo che  sostiene e trasforma, che rinnova e santifica. In questi cinquanta  giorni, se impariamo ad ascoltare i testimoni della risurrezione con  cuore attento e ci apriamo ai segni con cui il Signore ci parla, allora  giungiamo ad affermare anche noi: il Signore è veramente risorto, egli è  il vivente.
Se impariamo ad aprirci all’azione dello Spirito potremo dire con Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv.20,28).
Don Antonio Cannizzaro
parrocchia stagno lombardo 2020
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